Le caratteristiche della commedia dell’arte tra maschere e outfit

Le caratteristiche della commedia dell’arte tra maschere e outfit

Quando parliamo di commedia dell’arte facciamo riferimento a un particolare stile teatrale che ha visto la luce nel Cinquecento in Italia per poi diffondersi in maniera capillare nel resto d’Europa, riscontrando sempre un grande successo. Diversamente dal nostro concetto di teatro, la Commedia dell’arte si caratterizza per la completa assenza di un documento come il copione. 

Oggi gli attori imparano a memoria le battute prima di recitare la parte, mentre un tempo invece la struttura della recitazione era lasciata libera. Ciascuno faceva di volta in volta proprio il personaggio, attraverso battute o dialoghi ad hoc. Ad ogni modo, sarà anche corretto sottolineare come gli attori non si abbandonassero mai a una totale improvvisazione. Cruciale il ruolo del corago, quasi un moderno regista che supportava gli attori nel momento di scegliere le parole, i tempi e i modi della recitazione. Il nome ‘commedia dell’arte’ è dovuto al fatto che all’epoca in Europa – per la prima volta – gli attori erano veri e propri professionisti della recitazione.

Personaggi ricorrenti e caratterizzati da outfit particolari

Lo stile delle commedia dell’arte si rifà in gran parte alla tradizione teatrale di Terenzio e Plauto. Venivano infatti ripresi certi scenari e schemi narrativi, inoltre vi erano alcune tipologie di personaggi ricorrenti e cristallizzate. Qualche esempio? Servi squattrinati, vecchi severi e giovani sognatori ma non solo. Questi personaggi ‘fissi’ davano luogo a farse dove l’equivoco era all’ordine del giorno, assieme a interventi magici, capriole e giochi di parole spesso di tipo volgare. 

In base al personaggio volta per volta rappresentato, erano utilizzati diversi outfit nella commedia dell’arte: la caratterizzazione era un elemento chiave, che trasmetteva un messaggio importante agli spettatori chiamati a darne corretta lettura. Non bisogna neppure dimenticare un altro dettaglio importante, essenziale per rendere al meglio il personaggio e il suo modo di essere. A ciascuna maschera venivano attribuite certe capacità fisiche ben precise, il che si traduceva nella richiesta di abilità atletiche non indifferenti agli attori stessi. In alcuni casi era necessario compiere gesti molto eclatanti, fare salti mortali o correre su cornicioni. Si tratta di movimenti che, vista l’epoca in cui la commedia dell’arte si era calata, contribuivano molto più di quanto oggi si possa comprendere all’arricchimento della recitazione. 

Alcune delle maschere più popolari della commedia dell’arte

Tra le maschere più popolari della commedia dell’arte sarà corretto indicare Pantalone e Colombina ma anche Brighella, Balanzone, Arlecchino e Pulcinella. Sia Pantalone che Brighella sono tipiche maschere veneziane: il primo era un mercante avaro e lussurioso, che poi si trasforma in un vecchio e saggio brontolone, mentre la seconda era la servetta vivace a maliziosa di Pantalone stesso (si tratta di uno dei primi personaggi femminili del teatro italiano). Abbiamo fatto cenno poi a Brighella, servo dotato di grande furbizia e originario di Bergamo. Segni particolari? Migliore amico di Arlecchino, quest’ultimo – servo anch’esso – è ignorante ma molto astuto. Ultimo indichiamo Balanzone, originario di Bologna: indossa una toga nera con un cappello a tesa larga, è un dottore saccente, pedante e avanti con gli anni. 

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