Vita da mamma: la mia storia di mamma sola dopo la nascita di Francesco.

Vita da mamma: la mia storia di mamma sola dopo la nascita di Francesco

Non sarà una storia semplice da raccontare questa. Dovrò stare molto attenta a ciò che dico e scrivo perché potrei toccare argomenti e persone che potrebbero risentire delle mie parole. Fatto sta che il mio vissuto e tutto ciò che sto per raccontare è dovuto anche alle scelte di un’altra persona. 

Ho deciso di raccontare cosa ho vissuto dopo la nascita di Francesco, il mio secondo bimbo, dopo aver visto la storia personale di Valentina Persia. Una donna di spettacolo che ha raccontato la sua storia e i suoi malesseri dopo la nascita dei suoi gemelli. 

Come chi mi segue sa già ho due bambini: Andrea di sette anni e Francesco di diciannove mesi. Mentre la nascita di Andrea per me è stata gioia pura con Francesco, ahimè, non ho vissuto la stessa felicità anzi avevo il cuore in frantumi. 

Un accenno a ciò che è successo devo farlo altrimenti non posso spiegarvi come mai ho vissuto il trauma che vi racconterò più in là. Il 25 ottobre 2017 quello che all’epoca era mio marito andò via di casa. Io gli dissi “se vuoi andare, la porta è lì”. Non se lo fece ripetere un’altra volta. Preparò le sue cose e andò via. Andrea aveva quasi sei anni ed io entravo nell’ottavo mese di gravidanza. La motivazione per cui questo accadde non è difficile da capire ma non è importante, almeno non lo è mai stata per lui ( i miei bambini possono contare su un ottimo papà).

Non faticherete a capire cosa accadde nella mia vita e nel mio cuore. Da un momento all’altro mi ritrovai a fare tutto da sola. La gravidanza di Francesco è stata una gravidanza molto complicata sotto l’aspetto salutare. Ho avuto la nausea per praticamente nove mesi, ho vomitato fino al giorno prima di partorire. Gli ultime mesi li ho passati con sempre una bustina di Gaviscon in mano, era l’unico modo per non sentire costantemente quel bruciore di stomaco che non mi faceva stare bene. Ho sofferto di crampi ai polpacci che di notte diventavano fortissimi quando ero stesa. Allora prendevo la cintura dell’accappatoio e la mettevo sotto la pianta del piede e tiravo fortissimo affinché i crampi potessero passare. Non avevo nessuno che potesse tenermi il piede per farmi passare il crampo e mi arrangiavo come potevo. 

Le ultime visite della gravidanza le ho fatte da sola. Ho scelto io di andare da sola ma non ho mai trovato nessuno che mi aspettasse sotto lo studio della dottoressa per accompagnarmi comunque. Volere è potere, sempre. 

Certo sono passati più di due anni da quando tutto questo accadeva ma ci sono cose che non sono solo esperienza, sono il tuo passato ed il passato può essere doloroso sempre. 

Francesco è nato il 12 dicembre 2017, una data che ho scelto io e che per me significa tantissimo. Solo per me significa tanto mi sento di aggiungere. Porto un rispetto infinito per questo giorno ma credo di ricordarlo solo io.

Tornai a casa due giorni dopo. Ho avuto un parto cesareo neanche tanto semplice. Francesco è nato di tre chili e 800 grammi e si è faticato molto per far uscire la sua testona. Era bellissimo! Tondo tondo e rossissimo di capelli. La mia fotocopia per mia grande soddisfazione. 

I primi giorni sono stati davvero intensi, avevo dimenticato cosa significasse avere un neonato e non riuscivo a prendere il ritmo. Erano stati mesi duri che mi avevano sfinita. Francesco non è mai stato un bambino tranquillo e credo che questo sia solo colpa mia. Nella mia pancia ha sentito tutto il mio dolore, tutte le mie lacrime, ha sentito tutta la mia rabbia. Tutti mi dicevano che dovevo stare tranquilla perché il bambino ne avrebbe sofferto ma io non potevo fare altrimenti. Lui sentiva tutto. 

Quando è nato ha fatto capire subito la sua pasta. Si è rivelato fin da neonato un bambino che necessitava di tantissime attenzioni e soprattutto non dormiva mai. 

Più il tempo passava e più non riuscivo a far nulla. Francesco mi toglieva tutte le energie, si è dimostrato un bambino molto tosto che compensa un caretterino caparbio con una bellezza stratosferica ed una simpatia che toglie il fiato. 

Dopo qualche mese è stato chiaro che Francesco aveva assorbito molto del mio stato d’animo quando era in pancia. Piangeva tantissimo e non dormiva mai. 

Io, d’altra parte ero distrutta. Avevo sempre sonno, ero sempre stanca. Mi sentivo sfinita e pensavo che non potevo credere che qualcuno mi avesse fatto fare un figlio per poi andarsene. Ci si sente come una “cosa” usata e gettata via.
 Per fortuna mia madre e mia sorella sentivano che arrivavo sveglia al mattino e venivano a prendere Francesco per permettermi qualche ora di sonno.
Se posso permettermi, dal basso della mia esperienza, dico “se non siete sicuri, non mettete al mondo dei bambini”. Non sono pupazzi, sono persone piccole che hanno bisogno di amore, di cura, di tempo. Del tempo di tutti.
Ritornando a come vivevo mi ricordo i primi giorni dopo il parto. 
Ricordo che non riuscivo neanche ad andare in bagno dal dolore e ricordo che facevo lo squillo sul cellulare di mia madre nella camera a fianco per farmi aiutare ad alzare dal letto per via dei punti. Quanto ho pianto! Mio Dio quanto ho pianto!
Non auguro a nessuno di vedere la propria figlia seduta all’angolo del letto che piange disperata nella solitudine.
Nemmeno la mia peggior nemica ( che non ho) dovrebbe provare quello che ho provato io e spero che non lo provi mai neanche come madre.
 
Francesco in pancia adorava mettersi in posizioni allucinanti ed era molto grosso quindi non facile da spostare. Ho chiesto per tutta la gravidanza un cuscino per la pancia che non è mai arrivato. Sarebbe stato molto utile. Ho utilizzato un cuscino normale ma non era comodo.
Non è facile crescere un bambino piccolo. La tua libertà sparisce tutto d’un colpo. Alle volte, quando ero sola a casa, e avevo bisogno di andare in bagno ero costretta ad aspettare che qualcuno venisse a darmi il cambio perché Francesco voleva stare solo in braccio. Sentiva la paura dell’abbandono come l’ho sentita io. 
Il primo anno è passato così: io perennemente stanca e Francesco che cresceva forte, sano, vivace ( troppo) ma sempre con poca voglia di dormire. Per fortuna sono riuscita a ritagliarmi del tempo per me grazie a mia mamma. Tutt’ora è solo grazie a lei se riesco ad avere una vita sociale che mi emoziona. 
Perché ho scritto questa storia? Oltre a sentire il bisogno di liberarmi di alcune cose che affliggono il mio cuore da anni è anche perché credo di dover a voi l’onestà che meritate. Se in questi ultimi anni avete visto meno sul mio blog è perché non riesco a tenere il passo. Purtroppo ho tanto da fare al di là del blog e non riesco a fare tutto quello che vorrei. E quando esci fuori dal giro è un attimo e non vieni più scelta per progetti e campagne. Tengo botta e spero che magari questo mio articolo in cui ho ripercorso il mio vissuto e spiega anche un po’ la mia emotività dello scorso anno possa permettere a chi ha lavorato bene con me di provarci di nuovo.
 
E, infine, l’ho scritto perché spero di poter essere di aiuto a chi passa quello che ho passato io. Sono qui se volete confrontarvi, se volete essere lette e ascoltate. Io credo che sia disumano lasciare sole quelle donne che, come me, hanno subito quello che ho subito io. Vivo con attacchi di panico e di ansia che tengo a bada soltanto grazie al fatto che ho imparato a riconoscerli. I miei attacchi di panico sono subdoli, mi accorgo che sto per subirne uno quando comincio a sentire come se mi salisse la pressione agli occhi. Mi prende un dolore allo stomaco e il fiato si fa corto. Sento un formicolio lungo il collo e le braccia e spesso comincio a piangere. Quando mi capita per strada, mi fermo, respiro profondamente. Mi dico qualcosa per calmarmi, chiudo gli occhi e aspetto che passi. 
 
Nel frattempo, però, vi dico che sto scrivendo il mio primo fantasy dal titolo Musicorum. E’ una bella storia a parere mio ma come tutti i fantasy mi dico da sola che nascono personaggi come funghi, devo ridimensionarmi. E poi, sempre perché la mia mente lavora costantemente, sto scrivendo contestualmente una nuova storia per bambini. Ve la farò vedere presto. 

Finisco accorandomi all’intelligenza e al vissuto di ciascuno di voi: nessuno nella vita sceglie, razionalmente, di far del male ad un’altra persona. Sono cose che accadono e che rivelano un malessere difficilmente gestibile diversamente. Per poter far star bene gli altri ( figli, genitori, fratelli) bisogna che si stia bene in prima persona. Si spera solo che, col senno di poi, il gioco sia valso la candela.

Nei miei mille difetti ho un piccolissimo pregio: sono molto empatica e sento le persone soprattutto quelle che conosco…

Nel frattempo vi lascio le foto con i miei bambini. 

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